"Cucinare è come amare... o ci si abbandona completamente o si rinuncia."
(Harriet Van Horne)


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lunedì 9 novembre 2009

Focaccia con l'uva (...o meglio, un tentativo disastroso!)




A scrivere è quello che resta di me. Si perchè benchè io fossi sicura di avere tutte le armi in pugno per resistere, forte anche del fatto che negli ultimi due anni per la prima volta nella mia vita non ho avuto nemmeno un raffreddorino di un giorno, la maledetta influenza quest'anno mi ha già colpito. E all'improvviso pure.

A questo punto se non volete essere annoiati a morte dalle mie lamentele vi autorizzo a saltare a pié pari questi primi due paragrafi... Per i più caritatevoli che invece vogliono essere partecipi delle mie sventure e darmi una parola di conforto, dico già grazie da subito.

Aspettavo come ogni settimana la domenica con gioia per potermi riposare e questa settimana poi ero maggiormente contenta perchè questo lunedi mattina (la mezza giornata di chiusura settimanale) non avevo niente di urgente da sbrigare quindi avrei avuto ancora più tempo per dormire e fare pulizie... e invece programma rimandato...
Se devo essere sincera non so se si tratti della famigerata e tanto temuta influenza A o di un normale malanno di stagione, posso solo dire che i sintomi non sono proprio quelli della suina, ma sono comunque atipici per me... infatti io sono cresciuta col raffreddore... quindi l'influenza per me è quella. La febbre credo di averla avuta due o tre volte al massimo e una di quelle è stata quando lavoravo in Egitto, quindi non per l'influenza stagionale...
Stavolta invece ho cominciato sabato sera con un solletico alla gola accompagnato da una tosse stupida. Domenica si è aggiunto mal di testa e febbre a 38,5. Però assolutamente nessun dolore muscolare, nè stanchezza. Per assurdo mi sentivo meno stanca del solito... Oggi il mal di testa è passato, ma ho aggiunto mal di pancia e nausea... Insomma se è influenza A è in forma leggera...
Tutta questa cosa per dire che la parte più importante è data dalla mia ipocondria... si perchè da qualche tempo a questa parte la mia parte forte e indistruttibile ha lasciato il posto a questa componente tipicamente maschile che mi fa avere il terrore di qualsiasi malattia e mi fa ingigantire ogni piccolo malessere...
Comunque visto quello che si sente in giro a proposito del vaccino (cioè che sia addirittura fortemente nocivo a causa di un suo componente) io ho rafforzato la mia avversione verso questo genere di cose e mi sto curando a posteriori solo a suon di Tachipirina, thé caldo, piumone....
La nota dolente è che oggi sono rimasta a casa dal lavoro e per chi lavora in proprio anche un giorno di chiusura è un danno.
Ecco da qui inizia il post vero...

Siccome nel periodo tra settembre e ottobre impazzavano nei blog le varie preparazioni della "focaccia (o stiacciata, o schiacciata) con l'uva" fiorentina, allora ho pensato che fosse il caso di cimentarmi in questa cosa.
Primo perchè ho sempre amato la focaccia dolce, specialità che ho sempre mangiato solo in Piemonte dai miei zii (e che mia zia mi fa trovare sempre o quando vado da lei o quando lei viene a Milano) e poi perchè mi piaceva l'idea di utilizzare l'uva in un dolce diverso dalle classiche tartellette alla frutta.

Ho deciso di seguire la ricetta di Paoletta per avere la certezza di un risultato di successo.
Ho applicato come unica variazione agli ingredienti quella di aver utilizzato l'uva bianca, magari non la più adatta, ma era quella che avevo in quantità industriali in casa e non mi andava di andare a comprarne altra.
Ecco, nonostante questo, come già è intuibile dalle foto, il risultato è stato talmente insoddisfacente da potersi candidare all'eventuale seconda edizione del famoso "disaster award" creato da Alex...
Avrei potuto fare la splendida e non pubblicare questa ricetta, limitandomi a postare solo quelle ben riuscite (e ne ho ancora tante in archivio), ma credo che anche la cucina come la vita vada presa con un pizzico di autocritica e di autoironia... e poi dagli errori si impara, no?
Il problema è stato innanzitutto la pasta, nel senso che non riuscivo a tirarla in maniera corretta per poter foderare la teglia di giuste dimensioni. Il fatto che la teglia fosse poi oliata ha complicato il tutto... Più la tiravo e più si ritirava... (dove ho sbagliato??)
Allora mi viene in mente di fare una genialata: se la pasta non si adatta alla teglia, adatto la teglia alla pasta... Così ho adagiato la pasta su una teglia più piccola col risultato che in cottura è cresciuta come un panettone!!! Cuocendo però bene nella parte esterna, ma poco nella parte interna...
In ultimo ho reputato troppa, sbagliando, l'uva indicata da Paoletta e ho quindi pensato di ridurre la quantità... così alla fine c'era una quantità esagerata di pasta e poca uva.
Siccome odio buttare il cibo, ancora di più quando è frutto della passione e del lavoro delle mie mani, e visto che il sapore era comunque buono, ho mangiato la parte cotta facendo degli scavi archeologici...

Riporto la ricetta e il procedimento come Paoletta consiglia...






Ingredienti:

400 gr di farina 0
10 gr di lievito di birra fresco
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
1 cucchiaino raso di sale
4 cucchiai di zucchero
270 gr di acqua circa
1 kg di uva nera da vino
6 cucchiai di zucchero
olio extra vergino d'oliva
semi d'anice a piacere (Io e Paoletta ce li siamo dimenticati)

Sciogliere il lievito in metà dell'acqua, e lo zucchero nell'altra metà.
Versare poi la farina, il sale, lo zucchero e l'olio in una grossa ciotola, e, usando un cucchiaio, impastare brevemente con l'acqua, il lievito e lo zucchero, giusto il tempo per amalgamare gli ingredienti, in pratica senza impastare.
Mettere in frigo per 12 ore a non meno di 6°e non più di 8°.
Dopo 12 ore tirare fuori l'impasto, lasciarlo circa 2 ore a temperatura ambiente, rovesciatero sulla spianatoia infarinata, e fate le pieghe del 1 tipo, spiegate
qui dividendo poi l'impasto in 2/3 e 1/3.
Lasciare riposare i soliti 20 minuti coperto da un canovaccio umido, prima di procedere a stendere l'impasto.
Se non si vuole usare il procedimento sopra (come ho fatto io e magari è stato proprio questo il mio errore???), impastare gli stessi ingredienti sulla spianatoia una decina di minuti, lasciare lievitare circa 90 minuti, e procedere a dividere direttamente l'impasto.
Prendere ora la parte dell'impasto più grande e stenderlo con le mani unte in una teglia ben oliata grande circa 30x38 cm. avendo cura di lasciare i bordi alti.
Rovesciarv
i sopra 700 gr dell'uva totale, cospargere con 3 cucchiai di zucchero, dare un giro d'olio.
Stendere ora il rimanente 1/3 di impasto e posarlo con cura sull'uva.
Ripiegare sopra questo i lembi della pasta sottostante, avendo cura di sigillare bene. Decorare sopra con l'uva rimasta, spolverizzarla con altri 3 cucchiai di zucchero, un altro giro d'olio, semi di anice (a piacere) e, solo ora, accendere il forno a 180/200°.
Non appena questo raggiunge la temperatura, infornare la schiacciata per un'ora circa, o comunque fino a che è bella dorata e l'uva rilascerà un po' del succo succo dando alla schiacciata il tipico aspetto lucido, morbido e succoso.
Ottima anche il giorno dopo!






domenica 1 novembre 2009

Torta di mele di A. Kompatscher per il mio compleanno (e riflessioni sui plagi)



Preparatevi cari lettori, perchè anche oggi parlerò tanto... Insomma appaio di rado sul mio blog, ma quando ci sono mica faccio solo una toccata e fuga!
La prima cosa da dire è che sebbene questa torta sia stata fatta per il mio compleanno, il mio orgoglio da Bilancia preme per farmi dire che è passato quasi un mese da quel giorno...
Io infatti sono nata il 4 ottobre!! Però ho l'ascendente in Scorpione quindi pubblicarla nel periodo di questo segno non è proprio fuori luogo (va bene, mi sto giustificando!).
Tornando alla torta (o totta come direbbe la cara beddazza Claudia) e al mio compleanno, succede che il 4 ottobre è capitato di domenica, il giorno che da troppo tempo a questa parte io riservo a tutto quello che le persone con un lavoro e una vita normale distribuiscono nell'intera settimana (pulizie, cura del corpo, cucina, riposo, ozio). Ovviamente finisce che per voler fare tutto, non faccio quasi niente, ma soprattutto non mi riposo e il lunedi sono già stanca.
In questa splendida cornice, unita allo stress e, lo ammetto, anche ad un velo di tristezza di fondo che accompagna gli ultimi mesi, con che voglia potevo pensare di festeggiare? Senza aggiungere che ho compiuto 32 anni e non mi sembra possibile...
E pensare che una volta per me il compleanno era sacro... e vabbé altri tempi...
Ho recuperato quel briciolino di bisogno di coccolarmi nel mio giorno, insieme all'immancabile voglia di dolce e la presenza di mele ormai parte dell'arredamento per fare almeno una piccola torta. Solo per me e per mia mamma. L'essenziale degli affetti.
Così continua il filone delle torte di mele... non voglio annoiare, ma sono una passione per me.
Le adoro e voglio continuare a sperimentarle.

Girovagando tra i blog in cerca di una ricetta con ingredienti presenti nella mia dispensa (era domenica e io non avrei mai e poi mai preso la macchina per andare a cercare un supermercato aperto per comprare ingredienti mancanti...) mi imbatto in un blog che non avevo mai avuto il piacere di visitare prima.
Si tratta del blog Menu Turistico di Daniela e della "Torta di Mele di A. Kompatscher".
Mi piacciono da morire le torte con all'interno i frutti lasciati interi o a metà e così ispirata solo da questo ho deciso che era la torta del giorno. Fortuna vuole che gli ingredienti c'erano tutti.
E devo fare un annuncio... udite, udite: questa torta è (fino ad ora) la più buona tra tutte quelle che ho provato!! Ma la sfida continua!!
Quindi anche questa volta ammetto di aver "preso spunto" da altri, perchè "copiato" mi sembra brutto, sembra una cosa cattiva (che in alcuni casi lo è, e tra qualche riga lo specificherò)...
E non solo... anche Daniela ha preso spunto da terzi, nella fattispecie dalla, a me sconosciuta sino a prima di quel momento, signora A. Kompatscher, altoatesina e quindi una che avrà mangiato pane e mele per una vita!
Sia io che lei abbiamo preso spunto da altri e abbiamo però poi citato la fonte della nostra ispirazione. Le persone corrette lo fanno... anche se non c'è alcuna licenza Creative Commons, o simbolini di Copyright, brevetti o altre cose simili a protezione dell'opera intellettuale e manuale.
Invece, guarda un pò, ci sono dei furfantelli che, non solo rubano indebitamente, infischiandosene delle varie protezioni virtuali che praticamente ognuno mette sul proprio blog, ma spacciando la refurtiva per opera propria ci lucrano allegramente...
Da qualche settimana ne parlano un pò tutti i blog (io arrivo in ritardo, ma è giusto parlarne comunque...) e i casi più noti sono 3 (di cui uno risolto per il meglio):

- il primo caso riguarda un sito di ricette che ha rubato a destra e a manca ricette e foto un pò a tutti. Pure a me è stata prelevata una foto della mia Tarte Tatin, è stata ritagliata per togliere la mia firma e pubblicata a mia insaputa. Abbiamo scritto diversi commenti ai post incriminati di furto invitando la signora che si spaccia per autrice a togliere da questo sito quanto non sia farina del suo sacco. La signora senza mai rispondere a nessuno si è premurata di cancellare quasi in tempo reale i nostri post e solo dopo diversi solleciti, almeno nel mio caso, ha tolto la foto rubata. Al suo posto ne è comparsa un'altra che secondo me è pure quella rubata ad altri... Insomma non si finirà mai...
Non cito il sito in questione semplicemente perchè si tratta sicuramente di un sito fantoccio che serve solo a far guagnare chi c'è dietro tramite le visite allo stesso e le pubblicità di Google.


- il secondo caso, quello finito bene, riguarda un famoso quotidiano che aveva pubblicato degli inserti di cucina da vendere insieme al giornale (se non ricordo male era così). Pare che alcune foto presenti in queste pubblicazioni siano state prese senza autorizzazione ad alcune blogger (es. Paoletta del blog Anice e Cannella che ne parla qui e non solo).
Dopo essersi messa in contatto con la redazione a quanto pare il quotidiano ha giustamente riconosciuto un pagamento a Paoletta per la sua bellissima foto.

- il terzo caso per me è il più eclatante e più vergognoso.
Il furto accertato (e chissà quanti altri ce ne sono) riguarda la "Torta di mele e mandorle" di Adriano ed è ad opera di una sciura che non solo fa parte della trasmissione di cucina più famosa della tv (di Stato) grazie alle sue (sue mica tanto...) ricette (e quindi già guadagna così), ma pubblica pure dei libri con le ricette!! E pare sia pure recidiva visto che anni prima successe una cosa simile a Lydia, di Tzatziki a colazione con la sua "Torta caprese cioccolato bianco e limone".
Non si capisce che male ci sia a dire che una ricetta è stata tratta da un libro o da un altro cuoco... Nessuno sa fare tutto!!
Insomma questo credo sia il caso di più difficile risoluzione perchè la sciura in questione non ritratterà mai... E io mi convinco sempre di più che il canone Rai è un furto legalizzato. E io pago, come diceva il mitico Totò!

Comunque siccome il mondo dei foodbloggers non si lascia nè abbattere, nè intimorire, piuttosto che niente, Rosy del blog Rosemarie & Thyme ha organizzato un'iniziativa molto carina e già molto apprezzata che mi sento di pubblicizzare, anche se so già che non riuscirò a parteciparvi.
Si tratta di rifare la torta di Adriano e pubblicarla tutti nello stesso giorno, l' 8 novembre, intitolando: "La crostata di mele e mandorle è di Adriano Continisio".


Ma ora torniamo alla torta di mele oggetto del post...




Ingredienti:


125 gr di burro
125 di zucchero semolato
1 bustina di zucchero vanigliato (2/3 cucchiai) (io ho messo la vanillina, ma una bustina è meno di 2/3 cucchiai)
la scorza di 1/2 limone
2 uova grosse o 3 piccole
200 gr di farina
1 cucchiaino raso di lievito in polvere (Daniela ne ha messi 2, io una bustina che credo sia quasi lo stesso)
1-3 cucchiai di latte (io non avevo latte -sono intollerante- ho usato alcune confezioncine monouso di panna per il caffé)
3 mele acidule piuttosto grandi
Montare a crema il burro ammorbidito a temperatura ambiente, aggiungendo lo zucchero, la scorza di limone e, una alla volta, le uova.
Setacciare la farina con il lievito e, alternandola con il latte, incorporarla nel composto.
Versarlo in uno stampo, imburrato, e spianarlo bene.
Sbucciare le mele e tagliarle a metà .
Togliere il torsolo, inciderle sulla parte superiore e distribuirle sulla superficie della torta accostandole e senza premerle perchè vi affonderanno da sole durante la cottura.
Cuocere in forno alla temperatura di 200° per circa 45 minuti.
Raffreddarla sulla gratella e prima di servirla cospargerla di zucchero a velo o in alternativa, come suggerisce l'autrice, spalmarla di marmellata di albicocche scaldata e passata al setaccio per darle un bell'aspetto lucido.




Come si vede dalle foto, le mele nella mia torta, a differenza di quella di Daniela sono completamene affondate, rovinando la parte visiva che mi era tanto piaciuta, ma senza compromettere il sapore buonissimo del dolce...







...grazie alla zia Edda per la pianta che si vede per metà in questa foto.