"Cucinare è come amare... o ci si abbandona completamente o si rinuncia."
(Harriet Van Horne)


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lunedì 13 aprile 2009

Pastiera



Finalmente mi sono schiodata!! Forse la parola è un po’ troppo da “pischella” (ragazzina) milanese, ma rende bene l’idea… Voglio dire che finalmente la bellissima e caldissima giornata di oggi mi ha fatto venir voglia di fare una bella camminata all’aria aperta, staccandomi per qualche ora dalla sedia davanti al pc alla quale sono stata fedelmente attaccata per tutto il freddo inverno…
Ho fatto una bella passeggiata di salute nell’affollato Parco delle Cave che si trova a pochi passi da casa mia… in mezze maniche e, avrei potuto tranquillamente mettere anche pantaloni corti e infradito visto il caldo…
Anche il mio piccolino Joy ha goduto dell’aria aperta e credo non abbia mai camminato e corso tanto, visto che ad un certo punto era così sfinito che si è sdraiato rifiutandosi di alzarsi e ho dovuto prenderlo in braccio per proseguire…




Fino alla metà della settimana scorsa ero convintissima che avrei passato Pasqua e Pasquetta dormendo tutto il tempo per recuperare il sonno arretrato, spinta dall’apatia che da qualche anno ho verso le feste comandate e anche dal fatto che gli accadimenti tragici dell’Abruzzo hanno tolto la voglia di festeggiare un po’ a tutti.



Poi però mia madre, in uno slancio di inspiegabile entusiasmo, ha invitato alcuni parenti e amici a casa nostra (escludendo la classica grigliata fuori porta di Pasquetta un po’ perché non ci fidavamo del tempo, ma soprattutto per pigrizia!) e mi ha affidato il compito di preparare i dolci.
E così a grande richiesta ho rifatto la torta rustica di mele e, volendo sperimentare un classico della tradizione pasquale campana ho deciso di cimentarmi nella Pastiera.
Ma anche per rispondere ad un affronto che mia madre mi aveva fatto la settimana scorsa: ha portato a dei parenti a casa dei quali siamo andate in visita, una simil pastiera comprata al reparto pasticceria del supermercato… una cosa oscena, senza alcuna traccia di orzo e con persino la frolla che non sapeva di frolla…
Ma come, con un’aspirante pasticcera in casa non era neanche da pensare!!
Pensavo che la difficoltà maggiore fosse proprio insita nella preparazione stessa… invece no! La difficoltà è stata reperire l’indispensabile acqua ai fiori d’arancio… ma come, in una città come Milano? Ebbene si, perché io ho deciso all’ultimo e probabilmente tutta Milano aveva messo la Pastiera nel menu di Pasqua e quindi le fialette erano esaurite ovunque…
Solo all’ultimo tentativo, quando pensavo non ci fosse più speranza, eccole li le boccette… uno scaffale che non c’entrava niente… forse volevano depistarmi?




Come al solito mi sono affidata al mitico, insuperabile e infallibile (non smetterò mai di dirlo!) Giallo Zafferano (ma a proposito, qualcuno mi dovrà spiegare come funziona… cioè chi c’è dietro, come vengono raccolte le ricette… forse dovrei chiedere ad Erborina, le cui ricette compaiono spesso) ed ho fatto benissimo perché la torta è riuscita una favola!!
E detto da me che non ho mai amato particolarmente le torte con la ricotta è una garanzia!
Pure la frolla fatta con la ricetta base di GZ è, a mio gusto, perfetta e quindi la inserisco come mia ricetta base ufficiale anche qui nel mio blog!




E come sempre prima un po’ di storia e origini del dolce di oggi (tratte dal sito http://www.pastiera.it/):

STORIA DELLA PASTIERA
Si racconta che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana.
Pare che a questo punto il Re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".

ORIGINI DELLA PASTIERA
La pastiera, forse, sia pure in forma rudimentale, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l'uovo, simbolo di vita nascente. Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane, dette appunto " confarratio ".
Un'altra ipotesi la fa risalire alle focacce rituali che si diffusero all'epoca di Costantino il Grande, derivate dall'offerta di latte e miele, che i catecumeni ricevevano nella sacra notte di Pasqua al termine della cerimonia battesimale.
Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace segreta di un monastero dimenticato napoletano. Un'ignota suora volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse il profumo dei fiori dell'arancio del giardino conventuale. Alla bianca ricotta mescolò una manciata di grano, che, sepolto nella bruna terra, germoglia e risorge splendente come oro, aggiunse poi le uova, simbolo di nuova vita, l'acqua di mille fiori odorosa come la prima vera, il cedro e le aromatiche spezie venute dall'Asia. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano in gran numero per le mense delle dimore patrizie e della ricca borghesia.
Ogni brava massaia napoletana si ritiene detentrice dell'autentica, o della migliore, ricetta della pastiera. Ci sono, diciamo, due scuole: la più antica insegna a mescolare alla ricotta semplici uova sbattute; la seconda, decisamente innovatrice, raccomanda di mescolarvi una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida, innovazione dovuta al dolciere-lattaio Starace con bottega in un angolo della Piazza Municipio non più esistente.
La pastiera va confezionata con un certo anticipo, non oltre il Giovedì o il Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di bene amalgamarsi in un unico e inconfondibile sapore. Appositi "ruoti" di ferro stagnato sono destinati a contenere la pastiera, che in essi viene venduta e anche servita, poiché è assai fragile e a sformarla si rischia di spappolarla irrimediabilmente.

LA LEGGENDA DELLA PASTIERA
Ancora più leggendaria e mitologica la storia della sirena Partenope che incantata dalla bellezza del golfo, disteso tra Posillipo ed il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora. Ogni primavera la bella sirena emergeva dalle acque per salutare le genti felici che popolavano il golfo, allietandole con canti d'amore e di gioia. Una volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d'amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero. Sette fra le più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l'acqua di fiori d'arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l'ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope in cielo, in terra, ed in tutto l'universo. La sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli dei. Questi, inebriati anche essi dal soavissimo canto, riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima Pastiera che superava in dolcezza il canto della stessa sirena.



Ingredienti:

pasta frolla (vedi ricetta qui)
Acqua di fiori d’arancio (1 fiala o nel caso della boccetta grande due/tre cucchiaini)
50 gr di arance e cedro candito (ne andrebbero di più, ma io li odio e ho già fatto uno sforzo immane!)
30 gr burro
1 cucchiaino di cannella
250 gr di grano cotto
150 gr latte
La scorza grattuggiata di un limone
350 gr. ricotta di pecora (GZ consiglia un misto tra pecora e mucca, ma io ho usato solo quella di pecora)
2 uova intere
2 tuorli
1 bustina di vanillina
350 gr zucchero

Versare il grano cotto nel latte in una pentola insieme al burro. Scaldare continuando a rimescolare fino a quando non si sarà ottenuta una crema uniforme. Far raffreddare la crema ottenuta e aggiungere tutti gli altri ingredienti: la ricotta, lo zucchero, le uova, la bustina di vanillina, la fiala di fiori d’arancio, il cedro e l’arancia candita, la cannella e la scorza grattugiata del limone. Nel frattempo rivestire una teglia del diametro di 28 cm con la pasta frolla avendo cura di tenere una porzione di pasta da parte per le decorazioni.
Riempire la teglia con l’impasto liquido.
Con la pasta tenuta da parte, ricavare, da una sfoglia non troppo sottile, delle strisce di frolla della larghezza di 1,5-2 cm, con le quali decorare la superficie della pastiera disponendole a griglia.
Questa operazione potrebbe risultare più difficoltosa rispetto ad una normale crostata se il ripieno viene un po’ troppo liquido come successo a me (potrebbe essere a causa del latte Zymil che sono costretta ad usare per la mia intolleranza al lattosio e che è molto acquoso), quindi le strisce potrebbero sprofondare leggermente, alterando leggermente solo la parte estetica finale.
Portare il forno a 200° e infornate la pastiera; dopo un'ora circa (e come al solito al mio forno sono bastati 50 minuti), quando la superficie si sarà dorata, spegnere il forno, lasciare raffreddare la torta e farla asciugare nel forno stesso. Estrarre la pastiera dal forno e spolverizzarla con dello zucchero a velo prima di servirla.



Nota: conviene non essere troppo generosi con le fette perché è una torta mooooolto sostanziosa e, soprattutto alla fine del pranzo pasquale potrebbe essere eccessivamente pesante!
Nota 2: la Pastiera va preparata con qualche giorno di anticipo per permettere a tutti gli ingredienti di assimilarsi bene tra loro e poterla così gustare al meglio la domenica di Pasqua



6 commenti:

  1. cara La Fra,
    il mio commento non è positivo nè adulante.
    Come dici tu, ogni famiglia napoletana ritiene di essere detentrice della migliore ricetta.
    Non ti posterò la mia, perchè come dico sempre, chi vuole imparare la deve fare insieme a me!
    Ti indichèrò solo le differenze.
    Cominciamo dalla densità. Non è risultata troppo liquida per il tipo di latte, qualche volta l'ho fatta anche con il latte di riso!
    Innanzitutto si fa con il grano cotto e non con l'orzo, ma in giro per l'Italia so che la fanno anche con il riso o il farro.
    Dopo aver cotto ulteriormente il grano nel latte e con la buccia di limone e una noce di burro, una metà si frulla, poi tutto, quello frullato e quello intero si mescola alla ricotta romana e allo zucchero (quest'anno ho usato metà zucchero di canna integrale e metà bianco) e alla crema (simil inglese)fatta con i soli tuorli, zucchero, latte, vaniglia e buccia di limone e un cucchiaio di farina.
    Si aggiungono spezie e profumi: cannella, vaniglia, acqua di fiori d'arancio e millefiori e del buon limoncello. A me non dispiacciono i canditi, ma poichè ci sono degli additivi, quest'anno al posto della scorzetta di arancia, per profumare ho utilizzato del liquore al'arancia amara che avevo fatto lo scorso Natale e ho messo il cedro e un mandarino candito senza additivi. Un profumo celestiale!
    Va aggiunto anche l'albume montato a neve (qualcuno in meno rispetto ai tuorli utilizzati).
    La cottura va fatta a una temperatura più bassa (150/160°) e per un tempo più prolungato.
    Per una pastiera alta (io preferisco farla nelle teglie di pirex, è più igienico dovendo restarvi anche dopo e cuoce bene la pastafrolla), la cottura si protrae anche per due ore, dando all'impasto un leggero colorito brunito.
    La pastafrolla deve essere stesa sottile, max 2,5/3mm.
    La quantità di grano è pari a quella di ricotta.
    Più di vent'anni fà ho ricevuto in premio un anello d'oro per la mia pastiera, da allora l'ho modificata e migliorata ulteriormente.
    Il tuo è stato solo un inizio, in bocca al lupo!
    Angela

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  2. Questo è il primo anno che non faccio la pastiera cosi mi godo la visione della tua che mi sto mangiando con gli occhi!

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  3. @Anonimo/Angela: schematizzerò le mie riflessioni a quanto da te detto in punti, per comodità.

    1. credo di aver specificato nel post "mi presento" e forse anche qua e la in altri scritti che questo blog nasce prima di tutto come mio taccuino virtuale, cioè per ricordarmi quello che cucino e in che modo perchè altrimenti se utilizzassi quaderni o foglietti perderei tutto.
    Quindi è prima di tutto una cosa mia, poi se altri vogliono leggermi e commentarmi mi fa molto piacere, ma io non ho la presunzione di voler insegnare niente a nessuno, nè tanto meno di dettare legge. E non ricerco necessariamente nè consensi, nè adulazioni

    2. come specificato nel profilo e in altri punti, la cucina è una passione che posso relegare solo al poco tempo libero, infatti mi definisco un' "aspirante cuoca" che apprende in maniera autodidatta (o traendo ricette da libri/siti/blog citandone la fonte) per prove ed errori.
    Io non sono una casalinga annoiata, nè tanto meno una che lavora nell'ambito dei fornelli...
    Il mio lavoro è un altro... io ho un'attività in proprio nel settore della danza che mi occupa moltissimo tempo.

    3.Essendo un autodidatta so di per certo che, come dici tu, il mio è stato solo un inizio... è la mia prima volta con la pastiera e per altro sono milanese quindi non rientra proprio nella mia cultura...

    4. Io cucino per diletto, per rilassarmi, per distogliere il pensiero da cose ben più impegnative, come IVA, debiti, conti che non tornano, crisi, ecc. e non partecipo a concorsi vari, non ambisco a premi e riconoscimenti, quindi mi complimento con te per l'anello d'oro, ma per quanto mi riguarda il premio migliore ieri è stato vedere 10 persone deliziate dalla mia torta (che poi posso anche non chiamare Pastiera se questo offende qualche purista!)

    5. hai elencato le differenze con la tua pastiera, mettendo tra i primi punti il fatto che si faccia con il grano e non con l'orzo... A parte il fatto che io l'ho fatta col grano, quindi almeno in questo siamo d'accordo, ma in rete ho trovato molte testimonianze di napoletani che contestano fortemente l'utilizzo di crema pasticcera e del grano frullato, ma queste sono dispute che non mi interessano.

    6. La cosa che mi ha lasciato più perplessa è questa tua frase:
    "Non ti posterò la mia, perchè come dico sempre, chi vuole imparare la deve fare insieme a me!"
    Siccome scrivi con un account Anonimo non so chi si cela dietro, se sei presente in rete con un blog o con delle testimonianze dei tuoi capolavori culinari... Sei per caso la chef delle chef da cui per imparare bisogna andare a domicilio? Tieni dei corsi di cucina per pochi eletti? Sei detentrice di particolari segreti non svelabili alle masse?
    Lo spirito dei foodblogger è quello di condividere con gli altri ricette, dosi, modus operandi ecc. E tra i food blogger ci sono anche chef rinomati che non hanno problemi a svelare le loro dosi, perchè la parte più importante la fa la maestria di chi si mette ai fornelli e quella o ce l'hai o non ce l'hai, a prescindere dalle giuste dosi...

    Mi scuso per non aver sfornato una Pastiera degna di questo nome (ma inspiegabilmente buonissima al palato di commensali milanesi, pugliesi e siciliani), mi scuso per non poter "imparare" a fare la pastiera insieme a te, ma sai ho qualche impegno dovendo gestire un'attività...
    E mi scuso anche per la polemica dai toni forse un pò accesi, ma purtroppo non riesco a tacere le mie riflessioni siano esse gioiose o amare...

    Francesca

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  4. @Mary: grazie, sono contenta di poterti aggiungere a chi ha apprezzato la mia Pastiera... anche se solo visivamente!!

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  5. Cara Francesca, mi spiace di averti amareggiata tanto.
    E' vero, ho usato espressioni un poco sibilline come quella che "chi vuole imparare da me la deve fare insieme a me", ma solo perchè parto da una ricetta base e faccio vari aggiustamenti tenedo conto di variabili legate agli ingredienti base reperiti.
    Avevo apprezzato che ti fossi cimentata con un dolce complesso come la pastiera e avevo reputato che lavorare sulle differenze poteva essere un modo comodo per suggerirti indicazioni per migliorare ulteriormente il prodotto finale, anche se già apprezzato dai tuoi commensali.
    Il "premio" era un dono di apprezzamento, il mio lavoro non è ai fornelli, sono un'insegnante. Amo cucinare e soprattutto sperimentare in cucina, non ho blog o altro, talvolta posto qualche ricetta qui e là.
    Attualmente sto partecipando ad un progetto di sperimentazione sul cancro che tiene conto dell'alimentazione e tra le intolleranze e la sperimentazione, mi cimento spesso in ricette nuove a partire dagli ingredienti che posso utilizzare.
    Non era mia intenzione neppure presentarmi come anomima, tant'è che mi sono firmata.
    Un saluto di pace
    Angela

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  6. @Angela: non sono amareggiata dai... o meglio non più... Io ho sangue siculo e quindi mi accendo molto in fretta. Qualcuno sapendo del mio amore e del mio legame con Cuba mi ha detto che, per diverse ragioni, in un'altra vita sono stata sicuramente cubana... e anche le donne cubane si infuocano parecchio.
    Però mi passa altrettanto velocemente...

    Diciamo che io non ho capito bene che i tuoi intenti erano buoni, ma forse sono stata travisata dal modo in cui sono state dette certe frasi...
    E' molto comune fraintendersi quando si scrive...

    Condivido assolutamente il tuo saluto di pace e mi congratulo con te per la tua partecipazione al progetto sul cancro... malattia che purtroppo ha fatto visita con esito non felice nella mia famiglia...

    A presto.

    Francesca

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