"Cucinare è come amare... o ci si abbandona completamente o si rinuncia."
(Harriet Van Horne)


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martedì 28 aprile 2009

Torta Sbrisolona



Ormai è un classico, la domenica è giorno di cucina… almeno un dolcetto lo devo preparare (poi lo posto due giorni dopo, se va bene, ma questo rientra nel mio essere perennemente in ritardo in tutto).
A casa siamo solo in due, io e mia mamma, ciò nonostante i dolci che preparo mantengono le dosi classiche per più persone, quindi solitamente uso stampi da 24 cm per le torte, circa 10 stampi per muffin e dolci vari. Tanto tendenzialmente sono dolci che si possono conservare per qualche giorno. Ma non succede… cioè non per tanti giorni, perché puntualmente li finiamo in poco più di 48 ore…

E quindi domenica scorsa mia madre mi ha minacciato di portarmi a Forum… si, come quella coppia di coniugi che qualche settimana fa si sono presentati nel tribunale televisivo perchè uno dei due (non ricordo se il marito o la moglie) preparava manicaretti a volontà e l’altro si lamentava del fatto che, essendo “costretto” a mangiare tutto vista la prelibatezza, aveva iniziato ad avere grossi problemi con la bilancia… e chiedeva al giudice di porre un freno alle creazioni culinarie del consorte.

Allora, io sono in una fase creativa e non posso interrompere questo flusso.
Di preparare dolci per poi regalarli tutti interi ad amici/parenti non se ne parla…
E non è nemmeno colpa mia se mia mamma ingrassa solo bevendo un bicchiere d’acqua e io non prendo un etto nemmeno sforzandomi…
Lei ha diverse teorie secondo cui, essendo madre e figlia di sicuro ci tocca lo stesso destino “fisico”… prima o poi… Anni fa prevedeva che il mio progressivo aumento di peso si sarebbe verificato dopo la prima gravidanza… Siccome qua di gravidanze non se ne vedono neanche in lontanza (Sigh!! E neanche di potenziale marito e padre!! Sigh!! Sigh!!), ha cambiato sentenza dicendo che avrei iniziato a lievitare al compimento dei 30 anni…
E anche qui niente… Sono quasi a soglia 32, ma niente, il mio metabolismo resiste… E allora ultima versione: dopo la prima gravidanza avuta dopo i 30 anni… Ecco, potrebbe essere… ma ovviamente non so ancora se quest’ultima previsione si avvererà (speriamo che non succeda… di ingrassare ovviamente!).

Ma veniamo al famigerato dolce del giorno: la torta Sbrisolona mantovana (ancora una ricetta con la farina gialla!!).
L’ho sempre comprata già pronta, e per la prima volta mi sono cimentata nella sua preparazione… Risultato? Buonissima e la sua realizzazione è di una semplicità disarmante.
Tanto per cambiare la ricetta è tratta da Giallo Zafferano. Vorrei tranquillizzare i lettori dicendo che ci sono altri “pusher” di ricette nei miei archivi e molte anche farina del mio sacco, però al momento sono ispirata maggiormente da questo meraviglioso sito.


Ingredienti:

210 gr burro
250 gr farina 00
150 gr farina di mais macinata fine (tipo fumetto)
La buccia grattuggiata di un limone
150 gr mandorle pelate
50 gr mandorle non pelate
2 tuorli
200 gr zucchero
1 bustina di vanillina

Tritare non troppo finemente le mandorle tenendone da parte una manciata intere e con la pelle per la guarnizione finale della torta sbrisolona.
In una terrina capiente mettere tutti gli ingredienti, le due farine, le mandorle pelate e non macinate, il burro, la vanillina, la scorza del limone e i due tuorli d’uovo, lo zucchero (ad eccezione di un paio di cucchiai).
Lavorare velocemente tutti gli ingredienti per amalgamarli ma senza compattarli.
Inburrare una tortiera di almeno 25 cm di diametro, meglio se di quelle in alluminio usa e getta a bordo basso, perché sarà più facile togliere la torta al termine della cottura senza romperla.
Distribuire l’impasto a pioggia sulla tortiera cercando di sbriciolarlo con le mani il più possibile: l’impasto non deve assolutamente essere compattato sul fondo.
Una volta terminato di distribuire l’impasto nella tortiera, guarnire la torta con le mandorle precedentemente tenute da parte.
Cuocere nel forno a 180° per circa un’ora (siamo alle solite, il mio forno in circa 45 minuti aveva già completato l’opera), poi lasciarla raffreddare e staccarla dalla tortiera facendo attenzione a non romperla.
Cospargere la torta sbrisolona con lo zucchero avanzato e servirla.


domenica 26 aprile 2009

Pollo al curry



Lo confesso, la questione sta diventando seria… No, ovviamente non parlo di una mia storia d’amore, quella è una nota dolente!
Parlo della cucina e del blog. Sono nella fase acuta di dipendenza… Cioè, ho una voglia esagerata di sperimentare sempre più cose nuove, di fare foto sempre più belle, di postare con regolarità e quindi condividere con la food-blogosfera tutto ciò… Probabilmente sono stimolata e ispirata dalle colleghe (e colleghi, si perché seguo anche dei maschietti) che fanno parte della mia lista di blog da seguire su Google Reader. E forse anche dal fatto che questo tempaccio non accenna a dare spazio alla vera Primavera… ce ne fa assaggiare un po’ e quando pensiamo di esserci finalmente dentro, tac… ritorna la pioggia e si abbassano le temperature…
Ovviamente tutto ciò succede in un momento tremendo dal punto di vista lavorativo, visto che oltre al normale (si fa per dire) impegno per procacciare nuovi clienti, mantenere quelli vecchi, i saggi di danza che si avvicinano, sto anche seguendo due grossissimi progetti sempre inerenti al lavoro (di cui per scaramanzia non posso parlare ora) che mi portano via praticamente metà giornata.
Ammetto di sentirmi in colpa a volte perché la cucina e il blog tolgono tempo al lavoro (visto che lavoro anche da casa), ma è anche vero che da quando sono in proprio vivo ogni momento solo per la mia attività e quindi ho sacrificato tutto il privato per questo.
Il blog è al momento una valvola di sfogo diciamo… una passione assolutamente costruttiva. Però rientrando a pieno nelle attività creative è sicuramente soggetta ad essere, prima o poi, vittima della temporanea mancanza di ispirazione dell’artista, quasi un rifiuto della propria creatura.
Quindi in attesa di questa carenza devo approfittare di un momento di ispirazione…


Ed eccomi oggi a postare finalmente un secondo piatto!
Mi piace moltissimo la carne (non me ne vogliano i vegetariani), soprattutto il pollo (che per rifarmi alla mia passione per i paesi latinoamericani è alla base della loro alimentazione, abbinato al riso, che è il top!). Ma non amo altrettanto cucinarli. O meglio, sono poche le ricette che mi ispirano e durante la preparazione non vivo la stessa libidine del vedere una torta che lievita nel forno… Per non parlare poi dell’oscenità iniziale del togliere la pelle al pollo crudo o, quando serve lasciarla, la tristezza del passarlo sul fornello per eliminare la peluria…

Ma veniamo finalmente alla ricetta che, tanto per cambiare, è presa da Giallo Zafferano, con alcune mie modifiche.
Sono assolutamente devota alle loro ricette che riescono sempre alla perfezione.


Ingredienti:

1 spicchio d’aglio
1 carota
2 zucchine
1 cipolla piccola
½ bicchiere di olio evo
3 cosce di pollo + 3 petti
10 ca. pomodorini
2 cucchiai di curry
Sale qb


Spellare e disossare le cosce di pollo e lavarlo.
Lavare anche le cosce e tagliare tutto a pezzettini in modo da ottenere dei "bocconcini".
Mettere quindi il pollo a pezzetti in una padella dove si è precedentemente fatto scaldare l'olio, e farlo rosolare per circa 20 minuti a fuoco basso.
Salare e aggiungere un cucchiaio di curry mescolando il tutto per bene.
Quando il pollo avrà raggiunto un bel colore ambrato, toglierlo dalla padella e metterlo da parte.
Sul fondo di rosolatura appassire per 10 minuti la cipolla finemente tritata e aggiungete l'aglio intero e i pomodorini tagliati in due.
Unire il pollo e stufare per circa 20 minuti bagnando ogni tanto con un pò d'acqua bollente (o brodo vegetale) per mantenere il sughetto abbastanza denso.
Nel frattempo preparare le verdure: tagliare a rondelle le carote e le zucchine.
Trascorsi i 20 minuti, aggiungere le verdure, mezzo cucchiaio di curry, aggiustare di sale e cuocere per altri 20 minuti aggiungendo ogni tanto un pò d'acqua per mantenere il sughetto abbondante.
Quindi, due minuti prima di fine cottura, aggiungere altro mezzo cucchiaio di curry mescolando il tutto per far si che l'aroma si amalgami con il resto degli ingredienti.
Accompagnare da riso basmati.

Due precisazioni:
- io ho usato anche le cosce e non solo il petto semplicemente perché a mia madre il petto non piace particolarmente, ma a mio avviso il petto è la parte che riesce meglio.
- Per quanto riguarda il riso basmati non indico modalità di cottura perché anche se è risultato saporito, non è quello che volevo io. Devo ancora capire come ottenere un riso dai chicchi ben staccati. Immagino che l’amido sia il colpevole e nemmeno lavandolo bene prima della cottura è andato via tutto. Mi riservo di chiedere consiglio a qualche amico cubano o dominicano visto che loro sono maestri nel cucinare riso, pollo e fagioli.


venerdì 24 aprile 2009

Quiche zucchine, crescenza e prosciutto crudo



Qualche giorno dopo Pasqua ho aperto il frigo per contare i danni fatti da mia mamma…vabbè dai, ho solo fatto l’inventario delle derrate alimentari avanzate…
Ogni volta che c’è una festa comandata si ripete lo stesso scenario. Che sia organizzata a casa nostra o a casa di parenti/amici, ci si divide i compiti e le spese: allora, noi facciamo questo piatto, loro quell’altro, quindi noi compriamo questo e quell’altro lo portano loro.
Quando poi mia madre va al supermercato si fa prendere dalla paura che il menu stabilito possa non essere sufficiente per tutti e allora riempie il carrello all’infinito.
Inutile tutte le volte dirle che ci sono tutti i presupposti perché sia una soddisfacente tavola delle feste, ma per lei no, e alla fine diventa sempre un banchetto di nozze…

Quest’anno ho voluto dare anche io una mano in cucina, coi dolci ovviamente, e come già illustrato in un precedente post ho fatto la torta rustica di mele e la Pastiera, però avevo in programma anche la torta Pasqualina per il lunedi di Pasquetta. Peccato però che già dopo il pranzo della domenica di Pasqua i commensali erano tutti talmente pieni da accasciarsi su sedie e divani in preda al torpore pensando di non potersi sedere davanti ad un’altra tavola imbandita prima di due o tre giorni… Così la mia torta Pasqualina (che per fortuna non avevo preparato in anticipo) è stata accantonata per far posto ad un bel brodo riparatore.
Gli spinaci che mia madre aveva comprato freschi sono morti nell’attesa di essere consumati o di trovare almeno uno spazio nel frigo che straripava di viveri. Se li avesse comprati congelati come suggerivo io, non sarebbero stati nutrizionalmente di pari valore, ma quanto meno si sarebbero conservati!
Oltre a loro giacevano nel frigo uova in abbondanza, pasta sfoglia, crescenza e delle zucchina.

Quindi prendendo spunto da questa ricetta di Micaela del blog "Il Criceto Goloso" che a sua volta prende l’idea da questa ricetta di Arietta del blog "Muffin, Cookies e altri Pasticci", e utilizzando gli ingredienti che avevo disponibili (pasta sfoglia invece della brisée e prosciutto invece dello speck, 2 zucchine invece che 1 e altre piccole modifiche sulla realizzazione), ho così realizzato una bella quiche svuotafrigo.
Praticamente è come quel gioco la prima persone dice all’orecchio della seconda una frase che viene poi passata di orecchio in orecchio e quando si arriva alla fine dei concorrenti l’ultimo deve ripetere cosa ha capito ed è sempre una cosa diversa dall’originale… E qui modificando consapevolmente si è partiti da una quiche arrivando alla fine ad una decisamente diversa…



Ingredienti:

2 zucchine
1 spicchio d’aglio
2 cucchiai di olio
4 cucchiai di grana grattugiato
2/3 fettine di prosciutto crudo
3 uova
125 gr di crescenza
Sale e pepe q.b.


Foderare una tortiera da circa 24 cm con la pasta sfoglia lasciandola nel suo involucro di carta da forno.
Comporre il primo strato con le fettine di prosciutto.
Tagliare le zucchine a tocchetti.
Cuocerle in una padella con l’olio e l’aglio per una ventina di minuti abbondanti.
A fine cottura aggiungere metà del grana grattuggiato.
Sbattere in una ciotola 3 uova con 125 gr di crescenza e 2 cucchiai di formaggio grattugiato.
Salare e pepare a piacere.
Unire nella ciotola anche le zucchine e mescolare.
Versare tutto il composto sulla base di pasta sfoglia cercando di livellarlo bene con un cucchiaio.
Infornare per circa mezz’ora a 180°.


domenica 19 aprile 2009

Muffin con farina gialla ripieni all'arancia



Da quando è nato questo blog il mio giorno ideale per dedicarmi alla cucina più seria è la domenica.
Ovviamente perché la domenica è il mio unico giorno ufficialmente non lavorativo e quindi quello in cui ho più tempo da dedicare a ricette nuove e magari più elaborate.
Da precisare che ho definito non a caso la domenica come giorno “ufficialmente non lavorativo” e non “di riposo”, perché purtroppo da oltre un anno e mezzo io non ho più riposo… anche quando la serranda del mio negozio è chiusa, io lavoro lo stesso… vado dai fornitori, giro nelle scuole/locali da ballo o mi porto avanti col pc da casa.

Però questa settimana gasata dalla camminata al parco del lunedi di Pasquetta, ho pensato che sarebbe stato bello ripetere la passeggiata… devo proprio rimettermi in moto perché questo lungo e freddo inverno ha fatto prevalere la pigrizia troppo spesso.
Così ho pensato che per una domenica avrei fatto a meno di sperimentare una nuova ricetta… Sarei scesa dai miei tacchi per mettere delle più consone scarpe sportive (magari delle infradito), magliettina leggera, cappellino, il libro che giace sul comodino da troppo tempo e via per una giornata spensierata col mio fido Joy…
Invece no… perché sto maledetto inverno ha dato l’ennesimo colpo di coda… o forse è la primavera pazzerella… fatto sta che piove, piove, piove e fa pure freddino…

Se a questo aggiungiamo che nei giorni scorsi, presa dall’entusiasmo per la nuova avventura giornalistico-culinaria dell’amica e collega food-blogger Babs, ho visitato in lungo e in largo il sito Leiweb con cui lei collabora, e tra le mille proposte culinarie ho trovato questa mooolto carina!!
Ero proprio alla ricerca di qualche ricetta con la farina gialla (oltre ai Pan Meini che avevo già postato qui).
Così sono ritornata sui miei propositi, ho infilato di nuovo i miei sandali col tacco e mi sono rimessa al lavoro in cucina…




La ricetta pubblicata sul sito Leiweb è tratta da "La Grande Cucina" e "Cucina Regionale" edite da RCS Libri S.p.A in collaborazione con RCS Quotidiani S.p.A.
Gli autori li chiamano “dolcetti”, ma per me sono assolutamente “muffin”.


Ingredienti per 8 muffin:

marmellata di arance qb
200 g cioccolato fondente
175 g farina gialla a grana fine
175 g farina tipo 00
100 g zucchero
1 uovo
1/2 bustina lievito in polvere
1 dl scarso olio di soia
1 dl scarso vino bianco non troppo secco
6 cucchiai latte
3 cucchiai rum






Montare l'uovo con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere le due farine setacciate con il lievito in polvere, quindi l'olio e il vino. Amalgamare gli ingredienti con un cucchiaio di legno e, quando l'impasto sarà perfettamente omogeneo, versarlo in otto stampini di alluminio monoporzione leggermente spennellati di olio. (A me l’impasto è risultato molto duro, quindi ho aggiunto un bicchiere di latte).Fare cuocere i dolcetti in forno caldo a 200 °C per 35 minuti (nel mio forno ne sono bastati 25 e già il fondo si stava bruciacchiando), quindi lasciarli raffreddare e sformarli. Con l'aiuto di un coltello affilato tagliare ogni dolcetto a metà e farcirlo con un cucchiaino di marmellata (preferire la varietà con fette di arancia lasciate intere). Ricomporre le tortine e distribuirle nei piattini individuali.
Se si vuole si può ricoprire o accompagnare i muffin con una salsa al cioccolato fatta in questo modo:spezzettare il cioccolato fondente e farlo sciogliere a bagnomaria insieme con il rum e il latte. Mescolare fino a ottenere una crema liscia.




martedì 14 aprile 2009

KITCHEN AID e Sindrome di Stendhal




Come già detto altre volte, al momento io vivo con mia madre in un appartamento piuttosto piccolo, dove lo spazio sembra mancare ogni giorno di più. E anche la cucina, ahimè, è molto piccola, quindi anche una tortiera in più può incorrere ad alterare dei difficili equilibri… si, gli equilibri dei ripiani stracolmi che quando cerchi una cosa in fondo ne devi tirare fuori 30 o azzardare un gioco di prestigio tentando di prendere l’oggetto lontanissimo senza spostare gli altri, ma poi inevitabilmente finisce che cadono tutti rovinosamente per terra…

Se a questo si aggiunge il periodo economico non facile, allora si capisce perché non mi lancio in acquisti importanti per la cucina.

Questo non vuol dire che io non abbia una “lista dei desideri”, solo che non so quando verrà esaudita…
E quando si sa che una cosa non si può avere la si guarda ancora di più con desiderio…

E infatti sabato sono entrata in un megastore di elettronica alla ricerca di una cartuccia di ricambio per la stampante e girando a caso tra le corsie il destino mi catapulta davanti a lui… al meraviglioso, al bellissimo oggetto del desiderio di ogni foodblogger, ma che dico, di ogni massaia che si rispetti, anche se non ha un blog vorrebbe… il KITCHEN AID (il robot da cucina Artisan).
Mi fermo, anzi mi blocco, lo osservo, lo tocco (ammetto che lo avevo solo visto su internet prima di allora). Immagino che con la ricetta giusta, l’amore e il savoir faire possano uscire delle leccornie strepitose da quella planetaria. Fantastico (nel senso di meraviglioso e anche nel senso che lascio andare la fantasia). E vado letteralmente in fissa, come si direbbe qui a Milano.
E questo stato di estasi è seguito inevitabilmente da quella sensazione di malessere che pare si possa provare di fronte alle opere d’arte esageratamente belle (si perché nel suo genere è un opera d’arte), quella descritta come la Sindrome di Stendhal (prendendo il nome dal famoso scrittore che fu talmente colpito dalla bellezza della Basilica di Santa Croce a Firenze che quando ne usci pensò di non riuscire più nemmeno a reggersi in piedi).

Sono stata salvata da questo limite estremo dall’arrivo di una gentile commessa che, forse colpita dal mio insolito stato di immobile ammirazione di fronte ad un elettrodomestico, si è avvicinata per chiedermi se avessi bisogno…
Ho finalmente staccato gli occhi dal gioiellino per tornare alla realtà, soprattutto dopo aver visto il cartellino col prezzo…
E infatti ho risposto alla signorina che per il momento posso solo guardarlo… e ho pensato che per il momento posso solo andare avanti a “creare” in cucina con l’aiuto delle mie manine e di un vecchissimo robot da cucina della Simac il cui coperchio mezzo rotto si chiude a fatica…

Ho pensato di mettere il Kitchen Aid nella lista nozze… ma purtroppo non ho un matrimonio in vista, quindi… niente…

E ora rivolgo alla community dei foodblogger un quesito bello corposo…
Ho qui parlato del Kitchen Aid, però so che esiste anche il Kenwood e sicuramente altri prodotti…
Voi quali avete? Quali sono le differenze? E quale consigliereste ad un’amica?

lunedì 13 aprile 2009

Pastiera



Finalmente mi sono schiodata!! Forse la parola è un po’ troppo da “pischella” (ragazzina) milanese, ma rende bene l’idea… Voglio dire che finalmente la bellissima e caldissima giornata di oggi mi ha fatto venir voglia di fare una bella camminata all’aria aperta, staccandomi per qualche ora dalla sedia davanti al pc alla quale sono stata fedelmente attaccata per tutto il freddo inverno…
Ho fatto una bella passeggiata di salute nell’affollato Parco delle Cave che si trova a pochi passi da casa mia… in mezze maniche e, avrei potuto tranquillamente mettere anche pantaloni corti e infradito visto il caldo…
Anche il mio piccolino Joy ha goduto dell’aria aperta e credo non abbia mai camminato e corso tanto, visto che ad un certo punto era così sfinito che si è sdraiato rifiutandosi di alzarsi e ho dovuto prenderlo in braccio per proseguire…




Fino alla metà della settimana scorsa ero convintissima che avrei passato Pasqua e Pasquetta dormendo tutto il tempo per recuperare il sonno arretrato, spinta dall’apatia che da qualche anno ho verso le feste comandate e anche dal fatto che gli accadimenti tragici dell’Abruzzo hanno tolto la voglia di festeggiare un po’ a tutti.



Poi però mia madre, in uno slancio di inspiegabile entusiasmo, ha invitato alcuni parenti e amici a casa nostra (escludendo la classica grigliata fuori porta di Pasquetta un po’ perché non ci fidavamo del tempo, ma soprattutto per pigrizia!) e mi ha affidato il compito di preparare i dolci.
E così a grande richiesta ho rifatto la torta rustica di mele e, volendo sperimentare un classico della tradizione pasquale campana ho deciso di cimentarmi nella Pastiera.
Ma anche per rispondere ad un affronto che mia madre mi aveva fatto la settimana scorsa: ha portato a dei parenti a casa dei quali siamo andate in visita, una simil pastiera comprata al reparto pasticceria del supermercato… una cosa oscena, senza alcuna traccia di orzo e con persino la frolla che non sapeva di frolla…
Ma come, con un’aspirante pasticcera in casa non era neanche da pensare!!
Pensavo che la difficoltà maggiore fosse proprio insita nella preparazione stessa… invece no! La difficoltà è stata reperire l’indispensabile acqua ai fiori d’arancio… ma come, in una città come Milano? Ebbene si, perché io ho deciso all’ultimo e probabilmente tutta Milano aveva messo la Pastiera nel menu di Pasqua e quindi le fialette erano esaurite ovunque…
Solo all’ultimo tentativo, quando pensavo non ci fosse più speranza, eccole li le boccette… uno scaffale che non c’entrava niente… forse volevano depistarmi?




Come al solito mi sono affidata al mitico, insuperabile e infallibile (non smetterò mai di dirlo!) Giallo Zafferano (ma a proposito, qualcuno mi dovrà spiegare come funziona… cioè chi c’è dietro, come vengono raccolte le ricette… forse dovrei chiedere ad Erborina, le cui ricette compaiono spesso) ed ho fatto benissimo perché la torta è riuscita una favola!!
E detto da me che non ho mai amato particolarmente le torte con la ricotta è una garanzia!
Pure la frolla fatta con la ricetta base di GZ è, a mio gusto, perfetta e quindi la inserisco come mia ricetta base ufficiale anche qui nel mio blog!




E come sempre prima un po’ di storia e origini del dolce di oggi (tratte dal sito http://www.pastiera.it/):

STORIA DELLA PASTIERA
Si racconta che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana.
Pare che a questo punto il Re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".

ORIGINI DELLA PASTIERA
La pastiera, forse, sia pure in forma rudimentale, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l'uovo, simbolo di vita nascente. Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane, dette appunto " confarratio ".
Un'altra ipotesi la fa risalire alle focacce rituali che si diffusero all'epoca di Costantino il Grande, derivate dall'offerta di latte e miele, che i catecumeni ricevevano nella sacra notte di Pasqua al termine della cerimonia battesimale.
Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace segreta di un monastero dimenticato napoletano. Un'ignota suora volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse il profumo dei fiori dell'arancio del giardino conventuale. Alla bianca ricotta mescolò una manciata di grano, che, sepolto nella bruna terra, germoglia e risorge splendente come oro, aggiunse poi le uova, simbolo di nuova vita, l'acqua di mille fiori odorosa come la prima vera, il cedro e le aromatiche spezie venute dall'Asia. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano in gran numero per le mense delle dimore patrizie e della ricca borghesia.
Ogni brava massaia napoletana si ritiene detentrice dell'autentica, o della migliore, ricetta della pastiera. Ci sono, diciamo, due scuole: la più antica insegna a mescolare alla ricotta semplici uova sbattute; la seconda, decisamente innovatrice, raccomanda di mescolarvi una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida, innovazione dovuta al dolciere-lattaio Starace con bottega in un angolo della Piazza Municipio non più esistente.
La pastiera va confezionata con un certo anticipo, non oltre il Giovedì o il Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di bene amalgamarsi in un unico e inconfondibile sapore. Appositi "ruoti" di ferro stagnato sono destinati a contenere la pastiera, che in essi viene venduta e anche servita, poiché è assai fragile e a sformarla si rischia di spappolarla irrimediabilmente.

LA LEGGENDA DELLA PASTIERA
Ancora più leggendaria e mitologica la storia della sirena Partenope che incantata dalla bellezza del golfo, disteso tra Posillipo ed il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora. Ogni primavera la bella sirena emergeva dalle acque per salutare le genti felici che popolavano il golfo, allietandole con canti d'amore e di gioia. Una volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d'amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero. Sette fra le più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l'acqua di fiori d'arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l'ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope in cielo, in terra, ed in tutto l'universo. La sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli dei. Questi, inebriati anche essi dal soavissimo canto, riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima Pastiera che superava in dolcezza il canto della stessa sirena.



Ingredienti:

pasta frolla (vedi ricetta qui)
Acqua di fiori d’arancio (1 fiala o nel caso della boccetta grande due/tre cucchiaini)
50 gr di arance e cedro candito (ne andrebbero di più, ma io li odio e ho già fatto uno sforzo immane!)
30 gr burro
1 cucchiaino di cannella
250 gr di grano cotto
150 gr latte
La scorza grattuggiata di un limone
350 gr. ricotta di pecora (GZ consiglia un misto tra pecora e mucca, ma io ho usato solo quella di pecora)
2 uova intere
2 tuorli
1 bustina di vanillina
350 gr zucchero

Versare il grano cotto nel latte in una pentola insieme al burro. Scaldare continuando a rimescolare fino a quando non si sarà ottenuta una crema uniforme. Far raffreddare la crema ottenuta e aggiungere tutti gli altri ingredienti: la ricotta, lo zucchero, le uova, la bustina di vanillina, la fiala di fiori d’arancio, il cedro e l’arancia candita, la cannella e la scorza grattugiata del limone. Nel frattempo rivestire una teglia del diametro di 28 cm con la pasta frolla avendo cura di tenere una porzione di pasta da parte per le decorazioni.
Riempire la teglia con l’impasto liquido.
Con la pasta tenuta da parte, ricavare, da una sfoglia non troppo sottile, delle strisce di frolla della larghezza di 1,5-2 cm, con le quali decorare la superficie della pastiera disponendole a griglia.
Questa operazione potrebbe risultare più difficoltosa rispetto ad una normale crostata se il ripieno viene un po’ troppo liquido come successo a me (potrebbe essere a causa del latte Zymil che sono costretta ad usare per la mia intolleranza al lattosio e che è molto acquoso), quindi le strisce potrebbero sprofondare leggermente, alterando leggermente solo la parte estetica finale.
Portare il forno a 200° e infornate la pastiera; dopo un'ora circa (e come al solito al mio forno sono bastati 50 minuti), quando la superficie si sarà dorata, spegnere il forno, lasciare raffreddare la torta e farla asciugare nel forno stesso. Estrarre la pastiera dal forno e spolverizzarla con dello zucchero a velo prima di servirla.



Nota: conviene non essere troppo generosi con le fette perché è una torta mooooolto sostanziosa e, soprattutto alla fine del pranzo pasquale potrebbe essere eccessivamente pesante!
Nota 2: la Pastiera va preparata con qualche giorno di anticipo per permettere a tutti gli ingredienti di assimilarsi bene tra loro e poterla così gustare al meglio la domenica di Pasqua



Pasta frolla

Eccola qui, la regina delle paste base in pasticceria...
Semplice da realizzare e per questo dopo la prima volta che si fa in casa sarà praticamente impossibile affidarsi nuovamente a quelle industriali che si trovano al supermercato!

Sicuramente ci sono mille versioni diverse, che possono dare il meglio (o il peggio!) di sè stesse a seconda dei ripieni utilizzati, ma io ne ho scelta una... e neanche a dirlo è quella di Giallo Zafferano!


Ingredienti per circa 1100 gr di pasta:

300 gr burro
500 gr farina
la scorza grattuggiata di un limone
4 tuorli d'uovo
1 bustina di vanillina
200 gr di zucchero al velo
un pizzico di sale

Mettere la farina, un pizzico di sale ed il burro appena tolto dal frigo, quindi ancora freddo, nel frullatore e frullare il tutto fino ad ottenere un composto dall'aspetto sabbioso e farinoso.
Formare con il composto ottenuto la classica fontana nel cui centro versare i tuorli, lo zucchero al velo, la vanillina e la scorza di limone grattugiata.
Amalgamare velocemente il tutto fino ad ottenere un impasto compatto ed abbastanza elastico.
Formare con l'impasto ottenuto una palla, avvolgerla con della pellicola trasparente e mettere il tutto a riposare in frigo per almeno mezz'ora.
Passata la mezz'ora, la pasta frolla sarà pronta per essere stesa ed utilizzata.

Per una riuscita ancora migliore della pasta frolla, bisogna utilizzare della farina povera di glutine che renderà l' impasto più elastico e meno incline alla rottura e allo sbriciolamento.
Se la frolla impazzisce, ovvero durante la lavorazione si sbriciola, niente paura, basterà aggiungere all'impasto un pò d'acqua fredda o mezzo albume per recuperarla e renderla più elastica.

Nella maggior parte delle ricette, sia su siti che su libri di cucina, c'è scritto che la pasta frolla va preparata con il burro tenuto a temperatura ambiente.
Diffidare da questa notizia perchè la miglior pasta frolla si ottiene utilizzando il burro freddo appena tolto dal frigo.

giovedì 2 aprile 2009

...una giornata in prima pagina!!!



Forse per una sorta di maniacale zelo tipico del segno della bilancia, non mi piace divagare sul tema del blog, quindi se è nato come spazio per parlare di cucina non devo scrivere di altro, tipo dei fatti miei personali... Per quello c'è il mio blog personale...
Ma che vi devo dire, ho ceduto alla tentazione e sto pubblicando su qualsiasi spazio web che mi riguarda questo mio piccolissimo momento di celebrità che mi ha visto ieri in prima pagina (e anche a pagina 11) di ViviMilano, l'inserto del mercoledi del Corriere della Sera.
Ho inoltre ritagliato l'articolo per metterlo in una cornice e appenderlo in negozio, ho preso un'altra copia dell'inserto per conservarla e altre due per portarle in giro (una io e una mia mamma...). Un pò fanatica, lo so...

Chiaramente nell'articolo si parla della mia attività e non dei miei esperimenti culinari...
In particolare, l'articolo parla delle donne imprenditrici a Milano, quelle che in un momento di crisi come questo hanno avuto il coraggio (si, è proprio la parola giusta!), di trasformare una passione in un lavoro... Tra le tante intervistate ci sono anche due ragazze che sono diventate chef a domicilio... (giusto per rimanere nel tema del blog!)




Un amico ha commentato su Facebook che Andy Warhol diceva:
"In the future everyone will be world-famous for 15 minutes"
... ecco diciamo che sono ben lontana dall'essere famosa e soprattutto a livello mondiale, ma più che pavoneggiarmi di questi miei 15 minuti (anzi queste 24 ore) di blanda popolarità, prendo la cosa come una piccola soddisfazione dopo un anno e mezzo di sudore e sacrifici...
E il mio non essere abituata alla celebrità e all'esibizionismo è dato dal fatto che durante gli scatti della fotografa ero rigida come una corda di violino... Io sono abituata a stare dietro alla macchina fotografica o comunque se devo farmi fare una foto, devo sempre essere sicura di essere venuta bene come dico io (quasi mai) prima che possa essere mostrata a qualcuno o semplicemente non cancellata all'istante... questa volta invece io non ho potuto mettere becco e le due foto pubblicate sono state scelte dalla redazione...
E mentre la fotografa accumulava scatti su di me e sul negozio io stavo instaurando una conversazione sulla food photography... si vede che sta diventando un pensiero fisso, eh?